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HISTORICAL STUDY

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Approfondimento

La Storia del Castello Canussio

Il palazzo Canussio è situato su via Niccolò Canussio, in borgo San Domenico, nell’area settentrionale della città di Cividale, vicino alla chiesa di San Silvestro e San Valentino. È raggiungibile dal centro storico attraverso strette vie che si aprono tra muri di cinta ed edifici ricchi di storia; per chi percorre la strada statale n. 54 e in direzione del confine di stato, la sua sagoma si erge maestosa sulla destra. Fin dal dodicesimo secolo fu abitato dai nobili Canussio (il cui nome rivive nella piccola comunità di Canussio di Varmo, nel Medio Friuli), qui rifugiatasi come molte famiglie guelfe nello stato patriarcale di Aquileia. Alla fine dell’Ottocento, passato in proprietà al barone austriaco Dionigi Craigher, fu ristrutturato con l’aggiunta di elementi neogotici, di torrette e di merlature ghibelline, come è documentato dalle foto d’epoca. Dagli anni cinquanta del Novecento, l’edificio fu adibito a diversi usi pubblici: da scuola elementare a caserma dei carabinieri. Negli anni novanta, il palazzo, riacquistato dalla famiglia Canussio dopo cent’anni, fu sottoposto a un radicale intervento di recupero architettonico per riportarne in luce le superstiti strutture originarie.

Prima di dare inizio ai lavori edilizi (eseguiti dall’impresa «Delta Restauri» di Cividale del Friuli), considerando che in questo sito si fosse stratificata una parte importante della città e ritenendo fosse indispensabile conoscere tutte le fasi evolutive del complesso architettonico, fu effettuato uno scavo archeologico, che si svolse in più fasi: nell’estate del 1991, negli anni 1992-1993 e nell’estate del 2000. Tale indagine, finanziata della famiglia Canussio e sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, portò alla luce, intatta, la successione edilizia delle difese cividalesi per una estensione di 45-50 metri, visibile nelle stanze interne attraverso lastre di vetro e nel giardino esterno. La prima e più antica fase della cortina muraria è quella più interna con torre quadrangolare; gli ultimi studi ipotizzano di inquadrarla all’età tardo-repubblicana (I secolo a.C.), in coincidenza con la costituzione del forum della città romana e correlata all’opera di fortificazione ricordata nella famosa epigrafe di Tricesimo (conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli).

Di questa prima cortina, munita di una torre rettangolare, di cui sono state rinvenute diverse porzioni in vari luoghi della città, attualmente è visibile solamente il lungo tratto (sopraccitato) all’interno della proprietà Canussio; essa partiva a sud-ovest del monastero di San Francesco, proseguiva a nord tenendosi a una distanza di circa trenta metri da una roggia artificiale (già esistente in età medievale) e a est correva parallela al rio Emiliano. L’esistenza in questa parte della città di un muro di fortificazione è testimoniata dalla descrizione di Niccolò Canussio alla fine del quindicesimo secolo, nel suo De restitutione patriae (Udine 2000, pp. 40-41), che così recita: murus immensae molis qui, a divi Silvestri phano ducens exordia ac oppidum subinde amplectens in occidentem, ad Natisonis rupes terminatur, ubi divi Francisci zenobium celebre immoratur. (“… un muro di enormi dimensioni che, partendo dalla chiesa di San Silvestro, dopo aver circondato ininterrottamente

la città a occidente, ha termine alle rupi del Natisone, dove si trova l’importante convento di San Francesco.”).

Nell’avanzato quinto secolo o nell’età gotica, quando Cividale acquistò un rinnovato ruolo strategico che la portò a divenire caput Venetiae ( cioè capitale della X Regio Venetia et Histria), quest’opera     di     difesanfu potenziata all’esterno con opere di rinforzo, che portarono lo spessore delle mura a oltre 2,50 metri e con l’erezione di torri poligonali, due delle quali visibili nella proprietà Canussio: una poligonale scoperta all’esterno (nel giardino), l’altra  interna a base quadrilatera con bastione triangolare. Esse si aggiungono alle altre torri, aventi la stessa forma e struttura, rinvenute nel tempo a Cividale: nel 1961 a sud della piazza Alberto Picco, a una distanza di circa 120 metri dalla torre esterna del palazzo Canussio, e di recente nell’angolo estremo del cortile della trattoria “Il Fortino”. Tutte appartengono al lato settentrionale e occidentale del potenziamento difensivo della prima recinzione urbana. Un’ulteriore cinta di mura, più esterna, visibile sul retro del palazzo e attribuibile all’età gotica o bizantina, correva parallela all’antico circuito, a una distanza di 20-25 metri ed era collegata a esso da un acciottolato. Questo sistema difensivo, una specie di “antemurale” riscontrabile sul lato settentrionale della città sino alla sponda del Natisone, è attestato anche ad Aquileia, a Verona e a Brescia. Il lato orientale della città continuava a essere protetto dalla cinta originaria con torri.

Questa cinta muraria esterna, restaurata in età basso-medioevale e poi in parte inclusa nelle mura cosiddette “venete”, si inseriva in quel sistema fortificato del confine orientale dell’Italia contro la crescente pressione dei popoli invasori: il Vallum Alpium Iuliarum, un intero e poderoso muraglione, che correva da Tarsatica (Fiume) lungo i rilievi carsici e le Alpi Giulie fino alla Carinzia, articolandosi in castelli nei punti di maggiore interesse strategico. E Cividale, a partire dalla seconda metà del V secolo, con il trasferimento della sede del governatore della Venetia et Histria, dovette assumere un ruolo strategico molto importante fino a divenire la caput Venetiae. All’arrivo dei longobardi (568 d.C.), la città, come ricorda Paolo Diacono, mostrava ancora l’aspetto di castrum, probabilmente dovuto alle sue strutture difensive, che, come risulta  dai dati archeologici rinvenuti nella proprietà Canussio, non dovevano presentare segni di degrado.

Negli scavi archeologici, condotti nell’area esterna e interna al palazzo Canussio su una superficie di circa 480 metri quadrati, prevalentemente interna all’edificio, per una volumetria di scavo di più di 1100 metri cubi, è emersa una grande quantità di reperti: ceramiche, vetri, metalli, ossa di animali e di umani. Numerosissimi (più di duemila pezzi) i frammenti ceramici datati all’epoca romana e all’età rinascimentale; una campionatura dei reperti ceramici (circa cinquanta esemplari) suddivisi per tipi è stata utilizzata per la mostra didattica «Casa Canussio. Le mura. Le torri. Il castello», allestita nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli dal 15 agosto 1993 al 30 novembre 1994. Una piccola parte di queste ceramiche è stata esposta in una sala del palazzo, in occasione del convegno internazionale «L’ultimo Cesare, Scritti. Riforme. Progetti. Poteri. Congiure», svoltosi dal 16 al 18 settembre 1999.

I lavori di ristrutturazione del’edificio, successivi alle campagne di scavo, sono stati condotti con l’intenzione di mantenere a vista l’antica cinta muraria di Cividale, definita da Michele della Torre “muro di Cesare”, spina longitudinale dell’intero complesso architettonico. Pertanto la conservazione delle strutture edilizie e architettoniche, in particolare quelle di epoca romana, è stata affidata alla copertura di lastre in cristallo, che permettono la visibilità fino a una profondità di cinque metri dal piano di calpestio. La torre rettangolare interna con sperone triangolare e quella poligonale esterna, affiancata da un gradevole “prato all’inglese”, sono i pezzi di maggior interesse per le visite guidate. Alcune strutture murarie e altri manufatti edilizi di epoca tardo-antica, altomedioevale e rinascimentale, dopo essere stati sottoposti a un attento studio, sono stati ricoperti da una pavimentazione in pietra   d’Istria.   Le   strutture   architettoniche  in elevazione, altomedievali e romaniche (ovvero quelle non poggianti sul lungo tratto delle mura romane) oggi insistono su una sottofondazione di cemento armato, idonea per una perfetta stabilità. L’aver riportato a vista tutte le strutture in pietra dell’intero edificio ha anche valorizzato quegli elementi architettonici esterni di  epoca  rinascimentale,  dovuti  alla  scuola  del  Palladio,  come  pure  quelle  arcate  tardo  antiche,  che costituivano il solarium dell’edificio, ricoperte con fregi a forma di ogiva nella rielaborazione neo gotica dell’Ottocento.

Il recupero architettonico della proprietà Canussio permette di leggere molti secoli della storia urbana di Cividale: dall’epoca romana e tardoantica a quella

medioevale e rinascimentale, dalla ristrutturazione ottocentesca a quella successiva al terremoto del 1976. Nel palazzo, dal 1998 al 2012, si sono svolti quattordici convegni internazionali, organizzati dalla “Fondazione Niccolò Canussio” per promuovere gli studi sul mondo antico nelle loro espressioni storiche, letterarie, artistiche e culturali, cui hanno dato il loro contributo scientifico illustri docenti di storia e di letteratura antiche delle più prestigiose università italiane ed europee. La Fondazione è dedicata all’umanista e storico Niccolò Canussio, figura di prima grandezza nel panorama friulano del XV secolo. Il Canussio è colui che seppe difendere, nella sua opera De Restitutione Patriae, la città di Cividale da chi, al soldo della Serenissima, voleva spogliarla di una millenaria eredità culturale, che l’aveva portata ad essere nel IX secolo una delle otto città italiane sede delle Scuole Superiori volute da Lotario e nel XIV secolo una delle primissime sedi universitarie in Italia.

Annualmente, in estate, il palazzo fa da sfondo agli spettacoli del Mittelfest, una delle più prestigiose vetrine della prosa, della musica e della danza dell’area Mitteleuropea: in questa occasione il cortiletto interno della proprietà è mirabilmente illuminato allo scopo. Di recente, grazie a un accordo tra l’Amministrazione Comunale e la famiglia Canussio, il piano terra del palazzo può essere adibito a sede per celebrazione di matrimoni civili.

Il futuro del palazzo va visto in una sempre più stretta integrazione con la vita artistico-culturale della città di Cividale: sarà disponibile ad ospitate manifestazioni di rilievo in una impareggiabile cornice di discrezione e di austerità e potrà essere inserito in un circuito di visite guidate ai siti museali e monumentali.

Maria Visintini